Storia di Dalila la volpe e di Alì il cairino, detto Argentovivo
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pilastri ... "Dov'è vostra madre?" chiese il tintore. Allora il giovane mercante raccontò tutto quello che gli era accaduto e la signora Khatùn raccontò quello che era accaduto a lei. "Ahimè! Ahimè!" cominciò a gridare il tintore. "Così tutto il mio avere e i vestiti dei clienti, sono andati perduti!" E l'asinaio gridò a sua volta: "Oh, il mio asino, il mio asino! Ridammi il mio asino, tintore!" "Questa vecchia è una maledetta imbrogliona," fece il tintore, "e voi due," disse rivolto ai due giovani, "andatevene da questa casa!" Allora il giovane mercante disse: "Sarebbe una vergogna per te se uscissimo da questa casa così mezzi nudi!" Così il tintore diede loro degli abiti e rimandò a casa la giovanetta e al giovane mercante disse: "Vieni con noi, andiamo a denunciare questa maledetta vecchia al capo della polizia." E si recarono subito dal capo della polizia al quale raccontarono tutto quanto era accaduto. Dopo avere ascoltato, questi disse: " Brava gente, chissà quante vecchie ci sono in questa città! Come volete che faccia a ritrovarla, io che non la conosco? Piuttosto mettetevi in cerca voi, acchiappatela, portatemela e io la farò confessare. " Così i tre si misero in giro alla ricerca della vecchia e più avanti se ne riparlerà ancora.

Quanto a Dalila la Volpe, ella disse a sua figlia Zainab: " Figlia mia, quello che ho fatto è ancora niente. Voglio escogitare qualche altro imbroglio che faccia ancor più rumore. " " Madre mia, " rispose Zainab, " comincio a stare in pensiero per te. " " Non temere di nulla, figlia mia, perché io sono come la fava nel baccello: non temo né il fuoco né l'acqua. " Poi si alzò, si vestì come la serva di una casa ricca e uscì per la strada in cerca di ispirazione. Cammina e cammina, arrivò in un vicolo tutto parato a festa, con lanterne, ghirlande di fiori e tappeti stesi per terra, e sentì canti e suoni di tamburelli. Sulla porta di una casa vide una schiava che portava in collo un bambino vestito con un abito di velluto ricamato d'oro, con in capo un tarbusc decorato da tre fili di perle e al collo una preziosa collana d'oro e di pietre rare.

Dalila s'informò dai passanti e seppe che quella era la casa del capo dei mercanti di Bagdad, che quel bambino era suo figlio, e che il motivo della luminaria, dei tappeti e dei canti era nel fatto che quel giorno si celebrava appunto il fidanzamento di una figlia vergine del capo dei mercanti.

Ora, poiché la moglie del capo dei mercanti era occupata a ricevere gli invitati, aveva affidato il bambino più piccolo a una schiava perché ne avesse cura e lo distraesse. Quando Dalila ebbe visto e udito tutto ciò, si disse: " Dalila mia. qui l'unica cosa da fare è di portare via quel bambino a quella schiava. " Così tirò fuori un dinàr falso, si avvicinò alla schiava, che era una sempliciotta, e le disse: " Ragazza mia, prendi questo dinàr, va' dalla tua padrona e dille < Umm al-Khair si rallegra per questo fatto e ti manda le sue benedizioni, e in segno di gratitudine per tutto il bene che le hai fatto verrà il giorno delle nozze con le sue figlie a portare doni, come è consuetudine, alle pettinatrici. " " Zia mia," le rispose la schiava, " se io riporto in casa questo bambino, si attaccherà alle vesti della madre e darà fastidio agli invitati." " Non preoccuparti di questo, " rispose Dalila; " lascialo qui, ché ci penserò io mentre tu vai e torni. " Così, non appena la schiava fu entrata in casa, Dalila prese il bambino e fuggì via.

Ma strada facendo si disse: " Certo, o Dalila, prendere in giro quella schiava è stato un bello scherzo; ma la cosa sarebbe veramente perfetta solo se tu riuscissi a escogitare qualche trucco servendoti di questo ragazzino. "

Mentre pensava a queste cose, si trovò a passare nel suk dei gioiellieri, e davanti a una bottega vide un orafo ebreo con un banchetto pieno di gioielli. Allora Dalila si disse: " Cara Dalila, saresti veramente furba se riuscissi a carpire a quell'ebreo gioielli per mille dinàr lasciandogli in pegno questo ragazzino. " Ciò detto, si appartò in un angolo oscuro, tolse al ragazzo gli abiti preziosi e la collana, quindi si avvicinò alla bottega dell'ebreo, il quale, visto il ragazzo con la vecchia, lo riconobbe subito per il figlio del capo dei mercanti. " Che cosa vuoi, signora? " chiese l'ebreo a Dalila. " Sei tu mastro Ezra l'ebreo?; chiese Dalila. "Sì," rispose quello. " Ebbene, sappi che oggi si celebra il fidanzamento della figlia del mio padrone, ed io sono stata mandata da te perché hanno bisogno di gioielli per la fidanzata. Ti prego quindi di darmi due paia di anelli d'oro per caviglie, un paio di braccialetti d'oro, un paio di orecchini di perle, una cintura in filigrana d'oro, un pugnale con il manico di giada incrostato di rubini e un anello a sigillo. " L'ebreo si affrettò a scegliere fra le cose che erano nella sua bottega quanto gli era stato chiesto. " Ora io porterò tutte queste cose ai miei padroni, " disse Dalila, " loro sceglieranno quello di cui hanno bisogno, e io tornerò poi con il denaro per pagarti. Vuol dire che intanto ti lascerò in pegno questo bambino. " " Sia fatto come vuoi tu, " rispose l'ebreo. Dalila prese allora i gioielli e se ne tornò in fretta a casa sua.

Quando Zainab la Furba vide arrivare la madre le chiese: " Che cosa hai, saputo combinare oggi, mamma? " " Solo unoscherzetto da nulla, per oggi. Mi sono limitata a prendere e a spogliare il figlioletto del capo dei mercanti e a lasciarlo da un gioielliere ebreo come pegno per mille dinàr di gioielli che ho preso! " Allora la figlia esclamò " Questa volta credo proprio che tu l'abbia fatta grossa! E temo che non potrai più mettere piede nelle vie di Bagdad! " Al che Dalila rispose: "Cosa dici? Quello che ho fatto è ancora niente! Tu però, figlia mia, non preoccuparti per me e non avere alcun timore! "

Nel frattempo la schiava sempliciotta si era recata dalla padrona per farle l'ambasciata e questa le aveva chiesto: " Dov'è il tuo padroncino? " " Per paura che ti disturbasse, " rispose la schiava; " l'ho lasciato con quella vecchia, la quale mi ha regalato anche un dinàr. "

E mostrò il dinàr alla padrona, la quale lo prese, lo guardò bene e vide che era falso. Allora si alzò tutta adirata e disse alla schiava: " Sgualdrina! Qui c'è sotto un imbroglio! Vai subito a prendere il tuo padroncino! " La schiava, piena di timore, corse subito alla porta di casa, ma non trovò più né la vecchia né il bambino, ... continua ...

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