Storia di Dalila la volpe e di Alì il cairino, detto Argentovivo
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pilastri ... Ed ora ve lo dimostrerò strofinandogli la pelle con questo unguento. " E ciò detto tirò fuori un flacone contenente un unguento e strofinò la pelle di Alì; ma il nero non andò via. " Avanti, signora, " dissero gli schiavi, " lascialo andare affinché ci prepari il pranzo! " Ma non per questo Dalila abbandonò i suoi sospetti. " Se egli è davvero Saad Allàh il cuoco, deve sapere che cosa vi dà da mangiare ogni giorno. Interrogatelo e vediamo che cosa risponderà! "

Così gli schiavi lo interrogarono e Alì rispose: " Ogni giorno vi cucino riso e lenticchie, cavolo e spiedini di montone, riso con miele e zafferano e chicchi di melograno. E lo stesso preparo per la cena. " " Ha detto la verità! " esclamarono gli schiavi. Ma Dalila non si diede per vinta: " Conducetelo dentro e vedete se sa dove è la cucina e la dispensa. Se lo sa, è veramente il cuoco. Se non lo sa, tagliategli la testa! "

Ora bisogna sapere che il cuoco teneva con sé un gatto il quale, ogni volta che lo vedeva tornare dalla spesa, gli saltava su una spalla. Quando il gatto vide Alì con la sporta della spesa, gli saltò su una spalla, ma Alì lo scacciò; allora il gatto andò a fermarsi davanti a una porta e Alì capi che quella doveva essere la porta della cucina. E fra le chiavi che aveva appese alla cintola ne vide una dove erano tracce di penne e capì che quella doveva essere la chiave della cucina. Così aprì la porta, depose su un tavolo la sporta della spesa e uscì.

E intanto il gatto si era andato a fermare davanti a un'altra porta e Alì capì che quella doveva essere la porta della: dispensa; e fra le chiavi che aveva alla cintola ne vide una macchiata di grasso e comprese che quella doveva essere la chiave della dispensa. E così apri la porta senza inconvenienti. Allora gli schiavi negri dissero a Dalila: " Se costui fosse estraneo a questa casa, non avrebbe saputo trovare la porta della cucina e quella della dispensa,. e meno che mai avrebbe saputo quali chiavi aprivano le due porte. " " Può essere stato il gatto, " riprese Dalila, " a guidarlo fino alla porta della cucina e a quella della dispensa, e forse sulle chiavi ha notato dei segni che lo hanno aiutato a capire. Io vi dico che questa faccenda non mi va giù! " Comunque sia, Alì andò in cucina, preparò il pranzo, vi mise dentro del narcotico e lo servì agli schiavi negri, a Dalila e alla figlia Zainab. Poi, quando tutti, dopo aver mangiato, caddero narcotizzati, preparò il pasto per i cani e vi mise del veleno, così che i cani lo mangiarono e morirono. Fatto questo, si impossessò di tutti gli abiti che trovò e dei piccioni viaggiatori, uscì dal palazzo e tornò difilato alla caserma di Hasan Shumàn.

Quando spuntò l'alba, Dalila si riebbe e si trovò sul petto un pezzetto di carta sul quale era scritto: " Tutto questo è opera di Alì Argentovivo, il Cairino: "
Allora Dalilá fece annusare una controdroga alla figlia Zainab e agli schiavi, ai quali raccomandò di non parlare con anima viva di quanto era accaduto.
Poi, rivolta alla figlia, disse: " Figlia mia, nonostante tutto, dobbiamo essere riconoscenti a questo Alì Argentovivo, che si è limitato a toglierci i vestiti quando avrebbe potuto causarci un male maggiore. Evidentemente con ciò egli ha voluto farci capire che non vuole essere nostro nemico. Quelli che mi preoccupano, pero, sono i piccioni del califfo, e se non riuscirò a recuperarli non so che cosa accadrà di noi! " Ciò detto si alzò e si recò direttamente alla caserma di Hasan Shumàn.

Intanto Hasan Shumàn, dopo che Alì Argentovivo era tornato con gli abiti e i piccioni viaggiatori, aveva'fatto comperare al mercato quaranta piccioni, li aveva fatti arrostire e aveva ordinato che fossero serviti a pranzo. Così, quando Dalila arrivò alla caserma e fu introdotta alla presenza di Hasan Shumàn, questi si levò in piedi e le disse: " Che tu sia la benvenuta, Dalila. Siediti e mangia con noi di questi piccioni: c'è rimasta ancora la parte tua! " Dalila, vedendo i piccioni arrostiti, si senti calare un velo nero davanti agli occhi e gridò: " Che cosa avete fatto, sciagurati? Avete rubato e arrostito quei piccioni che il califfo ha più cari,dei propri figli! " Allora Hasan Shumàn ridendo sotto i baffi disse: quot; Quando ho dato ordine di cucinare questi piccioni, non sapevo che fossero viaggiatori: comunque, sia, mangia questo, è la parte che ti spetta! " Allora Dalila prese un pezzo di piccione, lo masticò e subito si senti sollevata: " Per Allàh! " esclamò. " I miei piccioni sono ancora sani e salvi! Infatti io li nutro con grano e muschio, ma in questa carne il sapore del muschio non si sente! " A queste parole di Daiila tutti si misero a ridere e Hasan Shumàn le disse: " 0 madre della scaltrezza, i tuoi piccioni sono al sicuro presso di me, e io sono disposto a renderteli, ma a una condizione. " " Parla, o Hasan! Acconsento in anticipo a tutte le condizioni! " " lo voglio che tu soddisfi il desiderio di Alì Argentovivo il Cairino, che è il primo dei nostri ragazzi! " " E qual è il suo desiderio? " " Sposare tua figlia Zainab! " " Ti giuro, o Hasan, " rispose DaIila, " che questo è un grande onore per me e per mia figlia, ma prima di discutere la faccenda comincia col restituirmi i miei piccioni. " Allora Hasan Shumàn diede ordine che le venisse portata la gabbia con i piccioni, e quando questo fu fatto Dalila disse: " Poiché è impossibile che la cosa si faccia contro la volontà di mia figlia, io ti prometto che le parlerò, in favore di questo matrimonio. Ma ciò non basta: bisogna che Alì chieda il consenso, dello zio, mio fratello Zuraiq, il mercante di pesce fritto, perché, essendo il tutore di mia figlia, lui solo può darla in sposa. "

Quando Dalila fu uscita, Alì chiese ad Hasan Shumàn: " Dimmi dunque chi è questo Zuraiq e dove si trova la sua bottega, acciocché io vada immediatamente a chiedergli in sposa la nipote. " " Figlio mio, " gli rispose Hasan Shumàn, " se tu pensi di ottenere la bella Zainab da quel gaglioffo di Zuraiq, puoi farci una croce sopra. Sappi infatti, o Alì, che questo Zuraiq, che fa il mercante di pesce fritto, è stato un tempo il principale capobanda di tutto l'Iraq e le sue imprese sono superiori alle mie, a quelle di Ahmed ed-Danif e alle tue. E' così scaltro e pieno di risorse che sarebbe capace, senza muovere un dito, di bucare una montagna, di portar via le stelle dal cielo, di rubare il kuhl dagli occhi di una donna. Nessuno di noi può stargli a pari per quello che riguarda scaltrezza e malizia.

E anche se oggi fa il pacifico cittadino e vende pesce fritto, è rimasto sempre l'uomo d'un tempo. Per darti un'idea della sua scaltrezza, ti dirò il trucco che ha escogitato allo scopo di attirare i clienti. ... continua ...

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