Storia di Dalila la volpe e di Alì il cairino, detto Argentovivo
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pilastri ... Bisogna sapere che, prima di abitare a Bagdad, Alì Argentovivo aveva vissuto al Cairo e aveva lasciato questa città solo in seguito a a lcuni fatti che sono degni di essere ricordati all'inizio di questa storia.

Un giorno Alì se ne stava seduto fra gli uomini della sua banda con il cuore oppresso, il viso rabbuiato e la fronte corrugata e sembrava che nulla potesse rasserenarlo. Allora uno dei suoi uomini gli disse: " Che cosa hai, capo? Per la tristezza del cuore e l'oppressione dell'anima, non v'è nulla di meglio che fare una passeggiata per le vie e per suk del Cairo! " Così Alì si alzò e andò a passeggiare per le vie del Cairo, ma senza ottenere alcun effetto. Camminando camminando, giunse nel Vicolo Rosso, mentre la gente, dovunque egli passava, si faceva da parte per il timore che ispirava.

Ed ecco che in fondo alla strada vide un acquaiolo con un otre di pelle di capra sulle spalle e due tazze di rame, appese ad una catenella, che tintinnavano ad ogni passo mentre quello gridava: " Nel nome di Allàh! di Colui che rimerita! ecco l'acqua, gente! pura, deliziosa, fresca! Come l'occhio del gallo è la mia acqua! come il cristallo è la mia acqua, gioia della gola! " Alì chiamò con un gesto l'acquaiolo che gli versò una tazza d'acqua dicendo: " Che delizia! " Alì prese la tazza, vi guardò dentro, l'agitò ben bene come per sciacquarla, poi gettò l'acqua per terra. " Dammene un'altra! " L'acquaiolo gli versò un'altra tazza d'acqua e Alì fece come aveva fatto con la prima. Allora l'acquaiolo guardandolo di traverso gli disse: " Non bevi? Che cosa trovi nella mia acqua, che è pura come l'occhio di un gallo? " " Riempi ancora! " fece Alì, e l'acquaiolo gli riempì contro voglia una terza tazza. Questa volta Alì bevve l'acqua, poi restituì la tazza all'acquaiolo ponendoci dentro un dinàr d'oro. Ciò nonostante, l'acquaiolo lo guardò con disprezzo dicendo: " Che Allàh ti renda prospero, signore, che Allàh ti renda prospero! La gente da nulla è una cosa, i gran signori sono un'altra cosa! " Sentendo queste parole, Alì, al quale bastava molto meno per uscire fuori dai gangheri, afferrò l'acquaiolo per le vesti, gli mise sotto il naso un ricco pugnale d'argento e gli disse: " Figlio d'una ruffiana! Vogliamo ragionare col pugnale o con la lingua? " " Con la lingua, " rispose l'acquaiolo pallido di paura. " E allora, infimo figlio di una puttana, " riprese Alì, " tutta l'acqua che hai nell'otre, anche a pagarla cara, non varrebbe tre dirham, e io ti ho dato per tre tazze un dinàr d'oro! Pensi forse che un dinàr d'oro sia poco per tre tazze? Ma dimmi, tu, hai mai visto uno più generoso di me? " " Sì, per Allàh! " rispose l'acquaiolo. " Nella mia vita ho per l'appunto incontrato uno che era più generoso di te! " " E chi era quest'uomo? " fece Alì. " Raccontami tutto! " " E tu lasciami andare, " fece l'acquaiolo. " Sediamoci sui gradini della fontana e io ti racconterò questo caso singolare. " Così Alì e l'acquaiolo si sedettero sui gradini della fontana che sta nel Vicolo Rosso del Cairo e l'acquaiolo cominciò a raccontare: " Sappi, generoso signore, che mio padre era lo sceicco della corporazione degli acquaioli del Cairo, ma non degli acquaioli che vendono l'acqua nelle case, bensì di quelli che, come me, la vendono al dettaglio per la strada. Orbene, mio padre morì e mi lasciò in eredità cinque cammelli, un mulo, una bottega e una casa. Avrei potuto starmene contento nella mia condizione, ma purtroppo l'uomo povero non è mai soddisfatto e il giorno in cui è soddisfatto muore. Cosi pensai di mettermi a trafficare e di andare nell'Hegiàz al tempo del pellegrinaggio della Mecca. Comperai a credito una carovana di cammelli, ma durante il viaggio i predoni mi portarono via ogni cosa, e quando giunsi alla Mecca mi dissi: <Se torno al Cairo, i creditori mi faranno arrestare; perciò sarà meglio che vada da qualche altra parte. > Così mi unii alla carovana dei pellegrini siriani, giunsi ad Aleppo e da Aleppo andai a Bagdad. Una volta arrivato a Bagdad, chiesi del capo della corporazione degli acquaioli, mi recai da lui, gli recitai la prima sura del Corano e gli augurai ogni bene.

Quello mi interrogò sulla mia condizione e io gli raccontai tutto quello che mi era capitato. Allora lui mi diede un abito nuovo, un otre e due tazze perché potessi guadagnarmi da vivere e io un bel mattino mi misi in giro per i diversi quartieri della città, lanciando il mio grido come facevo al Cairo. Ma il povero resta povero, perché tale è il suo destino. Constatai subito la differenza che c'era fra il Cairo e Bagdad, perché in questa città sembra che nessuno abbia sete, e quei pochi che bevono poi non ti pagano per ché dicono che l'acqua è di Allàh. Comunque sia, porsi la tazza alla prima persona che incontrai e questa mi rispose: < Mi hai forse dato da mangiare, che mi offri da bere? > e il secondo mi rispose: < Che Allàh ti aiuti! > e se ne andò per i fatti suoi. Me ne stavo così piuttosto avvilito per quel cattivo inizio, quando vidi passare uno splendido corteo di uomini che procedevano a due a due e avevano in mano lunghi bastoni e in capo berretti ricamati di perle e splendidi burnus di seta e al fianco sciabole finemente lavorate. E in testa a loro marciava un signore a cavallo, dall'aspetto fiero e terribile, davanti al quale tutti si inchinavano fino a toccare terra. Allora chiesi a un tale che cosa fosse quel corteo e chi era quel cavaliere, e quello mi rispose: <Dal tuo accento e dalla tua ignoranza si capisce bene che sei del Cairo. Questi uomini sono le guardie del capitano Ahmed ed-Danif, lo stesso che tu vedi a cavallo in testa a tutti. E sappi che il capitano Ahmed ed-Danif ha il comando della parte destra della città mentre il suo collega, il capitano Hasan Shumàn, ha il comando della parte sinistra. E a tutti e due il califfo ha concesso onori e prerogative e un appannaggio mensile di mille dinàr per ciascuno.> In quel momento il capitano Ahmed mi vide e mi chiamò: <Acquaiolo, vieni qua, dammi da bere. > Cosi io gli riempii una tazza e lui la sciacquò, come hai fatto tu poco fa, quindi buttò via l'acqua, e lo stesso fece con una seconda tazza; la terza volta bevve inumidendosi appena le labbra. <Di dove sei, acquaiolo?> mi chiese. <Sono del Cairo, > risposi io. <Che Allàh faccia prosperi il Cairo e i suoi abitanti! Perché mai sei venuto in questa città, dove gli acquaioli sono poco apprezzati? > Allora io gli raccontai tutta la mia storia e come avessi lasciato il Cairo per paura dei creditori. ... continua ...

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