"Il muro di Sharon"… svela le radici del "Ghetto" sionista

di Hadi Yahmed *


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Dopo l'uscita, in Francia, di un nuovo libro sul Muro israeliano, la lobby sionista ha scatenato la consueta polemica volta ad impedire ogni dibattito razionale sull'argomento. Le 'dimissioni' del suo autore da un importante incarico pubblico sono state l'epilogo scontato della vicenda... Fino a quando si ripeterà questo triste copione?

Nella sua prima apparizione pubblica dopo le dimissioni forzate per aver qualificato Israele come "Stato razzista", Alain Ménargues, ex Direttore della programmazione dell'emittente Radio France Internationale, ha presentato il suo libro "Il muro di Sharon". Un libro la cui pubblicazione in Francia è stata tempestosa. Esso, secondo l'autore, è teso a "svelare le radici religiose e storiche del concetto sionista dell'auto isolamento e del ghetto".

In occasione di un'apposita conferenza di presentazione, organizzata a Parigi dall'Istituto del Mondo Arabo, giovedì 21 ottobre 2004, Ménargues ha ribadito che il muro di separazione oggi eretto da Israele per recintare i territori della Cisgiordania è "il miglior esempio di come si è ormai profondamente radicata, all'interno del pensiero sionista, l'idea della separazione razzista".

Ménargues è stato costretto a dimettersi dall'incarico di Direttore della programmazione dell'emittente Radio France Internationale il 17 ottobre 2004, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, proprio in seguito alle dichiarazioni da lui rilasciate alla stampa che qualificavano lo Stato di Israele come "stato razzista". Dichiarazioni, queste, che hanno soprattutto suscitato burrascose reazioni da parte della lobby sionista francese e che hanno irritato molto gli ebrei al punto da indurre lo stesso ministero degli esteri francese, il principale finanziatore di Radio France Internationale, a richiedere le dimissioni di Ménargues.

Il muro nel pensiero sionista

Afferma Ménargues: la principale idea-cardine del libro è "svelare le radici del concetto di separazione all'interno del pensiero sionista, in termini generali, basandosi su dati storici, religiosi e politici". Così, egli descrive il suo libro come "ricerca e tentativo di interpretare i significati e le dimensioni del muro nella dottrina sionista, nella misura in cui non si può cogliere il significato del muro costruito oggi se non attraverso il richiamo agli stessi concetti religiosi ebraici". Inoltre, aggiunge il giornalista francese: "La cosiddetta teoria della separazione concepita dalla Torà è alquanto importante nella comprensione di quanto sta accadendo. Del resto, leggiamo che nel Quarto Libro della stessa Torà, la separazione dagli altri è assunta concettualmente come espressione di purificazione e di purezza… Quanto al significato politico della separazione, esso viene rintracciato nella storia dello stesso movimento sionista, il cui progetto era di fondare appunto uno Stato per i soli ebrei escludendo tutti gli altri".

A tale proposito, ricorda Ménargues: "L'idea del muro di separazione (quello attuale) apparve già nel 1923, quando un giornalista sionista di origine russa, Ze'ev Jabotinsky, in un suo articolo, invocò apertamente la costruzione di un muro che separasse i nascenti insediamenti ebraici dal resto della popolazione berbera", cioè quella dei palestinesi.

Una società piena di mura

Ménargues ritiene che "la dottrina della separazione dagli altri e dell'autoghettizzazione finalizzate a realizzare la propria purificazione è contestualmente adattabile alla società israeliana, dove ormai abbondano le mura". Esemplifica così: "Gli stessi gruppi di religione ebraica tra loro si costruiscono delle mura, e così molti seguaci di uno stesso rabbino non potrebbero sposarsi con altri seguaci di un altro rabbino".

Lo stesso autore minimizza ciò che sostengono i sionisti a proposito della funzione difensiva delle mura contro le operazioni suicide degli attivisti palestinesi. Rileva in tal senso: "La storia rivela che tutte le mura precedentemente erette non sono state preventive. L'intelligenza umana, del resto, ha dimostrato nel corso della storia la propria capacità di superare e penetrare le mura artificiali, sia ricorrendo a mezzi primitivi che alla tecnologia moderna.

Nemmeno l'idea di costruire delle mura è da ritenersi, secondo Ménargues, una novità: ne sono la prova storica il "muro di Berlino" e la "muraglia cinese". Tuttavia, l'aspetto innovativo del muro di Sharon è "la sua costruzione, peraltro illogica, in territori non occupati, separando di conseguenza dei bambini palestinesi dalla loro scuola e tra cugini, dovendo separare dei contadini di Qalqilya (nella Cisgiordania) da altre città e dalle proprie terre agricole.

Una catastrofe umanitaria

Secondo Ménargues, la costruzione nei territori della Cisgiordania di siffatto muro è una "catastrofe umanitaria". Contrariamente a quanto sostengono gli israeliani nel ritenere il muro un buon deterrente contro gli attacchi della resistenza palestinese, Ménargues, da parte sua, lo vede invece come "una grande prova dell'evidente insuccesso dell'esercito israeliano nella repressione dell'intifada palestinese". Contestualmente, ciò che ormai viene ripetutamente detto dei piani israeliani circa il trasferimento coatto oltre il muro di separazione degli arabi la cui presenza risale al 1948, egli lo considera come "pulizia etnica nell'ambito dell'applicazione dei concetti sionistici di purificazione e di purità".

Traduzione di Ahmed Messaoudi

* Fonte: www.islamonline.net (22/10/2004)


Articolo pubblicato da Arab.it in data 27.10.2004


 
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