A proposito della richiesta del Ministro Calderoli di "mettere fuori legge l'islam". *


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A proposito della richiesta del Ministro Calderoli di "mettere fuori legge l'islam".



L'Islam ci insegna ad essere pazienti, a perseverare nelle avversità e nelle situazioni difficili, in quanto << per ogni difficoltà c'è una facilità >>, e nessuna creatura è caricata di una peso superiore a quanto possa sopportare. A ciò si aggiunge il senso di responsabilità, il doveroso equilibrio cui il credente deve rifarsi nell'ambito della propria esperienza spirituale, improntando di conseguenza anche la sua azione e comportamento sociale. A livello personale, molti di noi hanno avuto modo ( l'ultimo episodio risale a pochi giorni fa ) di verificare sulla propria pelle quanto sia forte e vada alimentandosi nel nostro Paese il pregiudizio ed il risentimento anti-islamico, sull'onda di emotività che non giustificano assolutamente l'ignoranza e la più becera xenofobia. Chi come me, italiano, ha sposato una donna musulmana, negli ultimi anni ha potuto constatare con sempre maggiore frequenza la differenza di trattamento ed atteggiamento a seconda che si trovasse a circolare da solo o in compagnia di sua moglie, abbigliata islamicamente e quindi collocabile ( da alcuni ) in una determinata categoria etnico/culturale. Non che la cosa in sé disturbi più di tanto ( a parte un ovvio sentimento di pena ), ma tutto ciò è altamente indicativo del clima che si respira nel nostro Paese. Questa e non solo è una delle tante ragioni che ci inducono ad esprimere alcune considerazioni in merito alle recenti dichiarazioni del Ministro Calderoli, apparse in un'agenzia di sabato 9 luglio.

Come italiani, già il vedere personaggi come Calderoli o Castelli nel ruolo di Ministri della Repubblica è motivo di profonda tristezza e disappunto, non solo per l'intrinseca e palese inadeguatezza, ma anche in quanto fanno parte di un partito che, fin dalle sue origini, non ha perso occasione per vilipendere il tricolore, le Istituzioni dello Stato ed i suoi rappresentanti più autorevoli.

I tragici avvenimenti di Londra e la matrice che si è individuata relativamente ai mandanti ed agli esecutori - senza voler entrare in questa sede in analisi geopolitiche o di correttezza del mondo dei media in generale, italiani in particolare - rischiano di aggravare in maniera significativa i rapporti di convivenza tra la comunità islamica presente nel nostro Paese e la cosiddetta società civile. Nonostante il processo di dialogo interreligioso abbia fatto registrare in questi ultimi anni dei notevoli passi in avanti, la ricorrente volgarità e violenza con cui dalle pagine del loro quotidiano di riferimento o in pubbliche dichiarazioni i vari esponenti della Lega Nord istigano alla violenza nei confronti dell'Islam e dei musulmani in genere, crediamo debba essere motivo di seria preoccupazione.

Non che questo partito abbia mai avuto troppa fortuna con i propri ideologi di riferimento ( pare che ora sia in gran voga Oriana Fallaci ), ma il livello culturale e di responsabilità civile di chi si riconosce nei proclami dei già citati Ministri è di tale infima natura da far presagire la possibilità di pericolose e violente derive razziste.


   Nella nota d'agenzia il Ministro Calderoli dichiara che << l'Islam va messo fuori legge >>, ed è curioso, qualunque cosa voglia dire questa strampalata affermazione, che tale proclama venga da chi, pur avendo pronunciato un giuramento di fedeltà alla Repubblica ed ai suoi valori fondanti, si colloca con ostinata frequenza al di fuori o al di sopra della medesima ( legge ), specie in relazione al testo della cosiddetta Legge Mancino in materia di istigazione all'odio su base razziale e religiosa, ma non solo. Il passaggio successivo della nota merita particolare attenzione, per l'insulsaggine da un lato e la gravità dall'altro delle affermazioni ivi contenute.


L'Islam propaganda l'odio e noi, dopo aver tentato di proporre l'amore, ora dobbiamo rispondere con le crociate di quel popolo del mondo occidentale che ancora bene ha in mente la battaglia di Lepanto".


Omettendo di commentare la prima parte, va detto che, francamente, di tutto questo amore nei confronti dei musulmani - a parte la lodevole apertura da parte di singole persone o associazioni impegnate nel dialogo interreligioso – non è che ve siano poi grandi tracce, né a livello istituzionale né nel mondo dei mass media o nelle ristrette cerchie di in-tellettuali nostrani; vi è un maggiore interesse, questo sì ( specie dopo l'11 settembre ), ma parlare di amore sembra azzardato, anche se ci rendiamo conto che per un sensibile e raf-finato poeta come Calderoli sia del tutto naturale incedere in questo tipo di rappresentazione antinomica ( amore / odio ) per dimostrare ( in maniera del tutto riuscita ) la supe-riorità della cultura occidentale nei confronti di quella arabo-islamica.

Ma la parte più grave e delirante sta proprio in quel suo richiamo alle crociate e a quell'enfasi sulla battaglia di Lepanto ( in altri ambienti si esalta Poitiers o Las Navas de Tolosa ), storicamente poco rilevante ma dal forte sapore simbolico. Sarà contento, il Mini-stro, di sapere che anche l'Amministrazione Bush, all'indomani dell'attacco alle torri ge-melle, aveva suggerito di intitolare The Noble Eagle ( Aquila Nobile, formula che riecheggia una campagna crociata nel Vicino Oriente ), prima di approdare al più “politically correct” Enduring Freedom, la campagna della cosiddetta lotta al terrorismo internazionale; ma, al di là delle autorevoli compagnie, la sparata del Ministro è decisamente inaccettabile, irre-sponsabile e potenzialmente pericolosa.

Rivolta a gente che ritiene del tutto normale irrigare con “urina di porco” il terreno su cui si ipotizza possa sorgere una moschea, o che trova logico stabilire una distanza mi-nima di avvicinamento alle chiese oltre la quale gli extracomunitari non possono avvici-narsi ( non ci sembra che nel testo del Concordato e successivi aggiornamenti si sia voluto equiparare i luoghi di culto cattolici ad obiettivi militari ), tali affermazioni potrebbero in-durre a credere che vi possa essere una copertura politica a determinate azioni violente, xenofobe in genere o islamofobe nello specifico.

Dopo il tramontare dell'epopea celtica, con tanto di riti nuziali sul mitico fiume Po e giochi olimpici degni del migliore Obelix d'annata, la cosiddetta “Padania” si è riscoperta di colpo cristiana, in chiave severamente anti-islamica. Esaurita la spinta pseudo-riformista in uscita da Tangentopoli, abbeveratosi alle fonti tiberine, a questo minuscolo partitino di nostalgici non è rimasto più molto da dire, se non attaccare con sempre mag-gior violenza e volgare protervia gli stranieri, i musulmani ( naturalmente senza perdere il vizio di “impallinare” qualche zelante magistrato reo di avere a cuore le leggi dello Stato, e chissà di pretendere pure che vengano applicate) e tutto ci? che, a suo dire, potesse in qualche modo contaminare la purezza e le tradizioni della razza padana. Ecco allora questa rinnovata enfasi sulle radici cristiane d'Europa, mischiata a improbabili polpettoni protezionistici in chiave nazionalista e anti-cinese ( ora i leghisti vorrebbero tornare alla lira, a suo tempo invitavano gli italiani a comprare marchi tedeschi ); non contenti di dire fesse-rie sul suolo patrio, trovano anche il tempo di contestare platealmente il nostro Presidente della Repubblica in visita ufficiale a Bruxelles.


Che dire di questi “grandi uomini”, “eroi padani” della resistenza anti-islamica che si difendono dalle proprie malefatte a colpi d'immunità parlamentare, evocando “leggi speciali” quando già – parlamentari - non rispettano quelle normali…


La storia d'Italia è piena di eroi veri che hanno offerto il proprio petto alla violenza criminale del nemico, che dell'impegno civile hanno fatto una bandiera, che condannati ingiustamente non han giurato vendetta agli oppressori: non confondiamo i caduti di cui l'Italia va fiera, con simile gentucola da balera.

Certo ne avremmo fatto volentieri a meno, ma la cronaca recente ci ha dato due esempi da seguire con fermezza: l'equilibrio spagnolo e la compostezza britannica, quando altrove non si è stati capaci di agire con ugual rigore e buon senso, con politici alla ricerca del facile consenso. Solo se riusciremo a non reagire istericamente alle incombenti minacce del nuovo “disordine mondiale”, garantendo sicurezza civile e impegno sociale, forse potremo dire un giorno, a noi e ai nostri figli, che l'Europa non è una semplice parola ma l'Unione di popoli, idee e culture che si arricchiscono a vicenda e guardano con speranza al proprio futuro. E chissà che per allora il Nord e il Sud siano tornati ad essere solamente dei punti cardinali.

Per il collettivo editoriale di islam-online.it

                                                                                                                                     Abu Yasin Merighi

18 luglio 2005



* Articolo ripubblicato da Arab.it in data 18.07.2005

 
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