Marocco: legge anti-terrorismo e diritti umani

di Franco Chiavegatti *


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Rabat (Marocco) -La legge antiterrorismo entrata in vigore in conseguenza degli attentati del 16 maggio 2003 a Casablanca (45 morti) mette in discussione i progressi compiuti dal Marocco nel campo dei diritti dell' uomo. Lo sostiene, con una nota diffusa a Rabat, Human Rights Watch, un' organizzazione non governativa indipendente con sede negli USA, secondo la quale "i diritti dei marocchini si troveranno in pericolo se le autorità non combatteranno il terrorismo in maniera compatibile con i loro impegni verso tali diritti".

Per HRW il problema principale é il sistema giudiziario del paese, che non si sarebbe adeguato ai progressi registrati nel campo dei diritti umani e questo nonostante il governo marocchino possa tra l' altro vantare una istituzione che non ha eguali nel mondo arabo: l' "Istance Equité et Réconciliation", incaricata di vagliare le documentazioni dei gravi abusi compiuti nel cosiddetto periodo degli "anni di piombo", tra il 1970 e il 1990.

Purtroppo pero' ha fatto notare Eric Goldstein, uno dei responsabili di HRW presentando la relazione, questa istituzione ha solo carattere consultivo, non é abilitata cioé a portare i responsabili in giudizio, il che sarebbe invece "il solo modo per provare la fine dell' impunità". Andando nello specifico, il rapporto di HRW nota come la nuova legge ha di molto ampliato la definizione dei reati di "terrorismo" i casi in cui é prevista la pena capitale.

E ricorda che i processi seguiti alle indagini sugli attentati di Casablanca si sono conclusi con 17 condanne a morte (le ultime risalivano a una decina di anni addietro) e pesantissime pene detentive. Senza poi dimenticare che una persona puo' essere tenute in stato di fermo per ben dodici giorni, mentre é di dieci il termine dopo il quale puo' chiedere di essere assistita da un legale.

Tra le vittime di abusi cita il teologo Mohamed Hassan Kettani il quale, dopo un processo caratterizzato da numerose irregolarità, il 25 settembre dello scorso anno é stato condannato a 20 anni di carcere. E i casi di torture fisiche e morali per ottenere ammissioni di colpevolezza, secondo avvocati e parenti di condannati, sarebbero numerossimi.

Ma, sottolinea con amarezza il rapporto, "i giudici mostrano poco interesse per sapere a quali condizioni la polizia ha ottenuto le confessioni".

* Franco Chiavegatti
redazione@reporterasociati.org

http://www.reporterassociati.org/index.php


Articolo pubblicato da Arab.it in data 01.11.2004


 
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