Perché condanno Sharon / di Igor Man

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Perché condanno Sharon

di Igor Man

  • Troppe domande sono ancora senza risposta
  • Troppi errori commessi consapevolmente
  • Conosco da sempre il leader palestinese Arafat
  • E vi spiego perché credo abbia qualcosa di eroico

A lume di candela, Arafat, praticamente carcerato in quello che fu il suo studio, scrive le sue (ultime?) lettere al mondo. C'è qualcosa di romanticamente arcaico in questo scrivere a lume di candela la cronaca dell'istante destinata a diventare Storia. Stendhal scrisse Il rosso e il nero alla luce ricca dei candelabri della Certosa. Si considerava, scrisse, ostaggio della bellezza. Arafat è ostaggio d'un vecchio nemico in debito di ossigeno, affetto da bulimia territoriale, di un uomo che non ha mai nascosto di odiarlo e che a distanza di vent'anni, lui, Sharon, si dice "pentito" di non aver ucciso Mister Palestina durante la battaglia di Beirut, nel 1982

C'è qualcosa di illuminante in questo buio rischiarato da umili steariche, laggiù, in quello che fu l'effimero regno della speranza palestinese. Vediamo chiaramente che la grande illusione è soltanto una illusione che ci siamo portati appresso ancora sino a un anno fa, prima della passeggiata derisoria di Sharon sulla Spianata delle Moschee. La seconda intifada, quella di Al Aqsa, nasce da una provocazione che apparve banale, improvvida e invece era stata studiata, fin nei minimi dettagli, la passeggiata, dico, per recidere il filo della residua speranza, per dire con protervia non solamente ai palestinesi ma altresì all'Europa, al mondo intero, che se pace doveva esserci in Terra Santa non sarebbe stata quella abbozzata coraggiosamente dagli accordi di Oslo. No. Per la destra israeliana, per Sharon che ne è il poster e l'ideologo, era possibile immaginare soltanto un patto leonino truccato col cosmetico della acquiescenza americana, da "pace possibile". Cosa intende la destra israeliana per "pace possibile"? Una serie di bandustan per i palestinesi, una Soweto mediorientale. Nessuno, neanche il più sprovveduto dei dirigenti palestinesi, nemmeno un Quisling, avrebbe mai potuto accettare una pace finta e cattiva come quella proposta dalla Destra israeliana. Sharon non è uno stupido: sapeva benissimo che la sua idea di pace aggiungeva nuovo magma alla disperata colata lavica della disgrazia palestinese. Egli s'era impegnato, col suo popolo generoso, paziente, coraggioso, affamato di pace e di sicurezza, a garantire la sicurezza di Israele, appunto, in forza di una "politica realistica che tenesse conto della realtà geopolitica, della lezione della Storia recente".

Al punto in cui stanno le cose, quando ormai sul popolo Palestinese sta franando una nuova Nabka (catastrofe) può apparire sterile contestare al governo Sharon una politica dissennatamente volta a impedire una pace in buona e dovuta forma. Ma pensiamo sia legittimo per chi segue da cinquant'anni la questione mediorientale reagire a quella che si profila come una (ennesima) truffa storica.

Al mondo, soprattutto all'amico fedele e acritico: gli Stati Uniti d'America, cosa dice in sostanza Sharon? Dice: io sto combattendo contro il terrorismo. Io perseguito i terroristi. Io voglio punire Arafat che è cattivo e falso: non vuole la pace, ci terrorizza con gli attentati suicidi, mettendo quotidianamente a repentaglio la vita degli israeliani. Quando avremo battuto il terrorismo, eliminando Arafat, solo allora potremo parlare di pace nella sicurezza. E' un discorso che non può non impressionare in primo luogo il presidente Bush che s'è visto stuprare (da terroristi insospettabili) le Torri Gemelle, e con esse il mito della invulnerabilità americana. Ma è un discorso tragicamente banale, non degno d'un uomo politico, di un onesto soldato quale Sharon vuol essere o apparire.

Ignorava il signor Sharon, generale, che il terrorismo suicida esplode in Libano, contro l'occupazione israeliana, e che ad importarlo sono stati i pasdaran spediti negli anni Ottanta da Khomeini nell'infelice Paese dei cedri? Ignora il signor Sharon che gli Hezbollah (il partito di Dio, di matrice sciita) praticano il terrorismo suicida convinti che alla fine, stroncherà psicologicamente i soldatini di Tsahal? Ignora il signor Sharon che il suo predecessore, il premier generale Barak, fu costretto a ritirare precipitosamente dal Libano le sue truppe per evitarne il collasso psicologico? Ignora che una volta partiti i soldatini di David, il terrorismo suicida s'è messo in sonno nel Libano?

No il signor Sharon non ignora nemmeno una virgola di tutto ciò. Perché, allora, la passeggiata di provocazione? Perché, una volta conquistato il potere, ha voluto inaugurare una politica ambigua, fatta di punture di spillo, di docce scozzesi infine sfociata in una vera e propria guerra a bassa intensità? Perché ha pigiato l'acceleratore, brutalmente, ben sapendo dei disgraziati ragazzi dei campi profughi indottrinati dagli ideologi venuti in gran parte dall'Università di Bir Zeit (già aiutata dai servizi affinché religiosamente si opponesse al movimento laico di Arafat)? Perché s'è spinto oltre la provocazione ben sapendo che la reazione sarebbe stata, fatalmente, il terrorismo suicida? Lui, Sharon, accusa Arafat di essere il raiss dei terroristi suicidi, rovesciando l'orrore e la morte da essi seminato in Israele sulle spalle di Arafat. Ma egli, il signor Generale, non ignora che ogniqualvolta è sembrato che si riprendesse a parlare di pace, le liste di attesa degli aspiranti "martiri" si sono svuotate. E' stata la sua politica tesa a umiliare con la forza il diritto a una esistenza decente, riconosciuto universalmente ai palestinesi, innanzitutto dagli intellettuali israeliani, molti dei quali già valorosi soldati e, in ogni caso, patrioti-doc; è stata la sua rozzezza politica, la presunzione d'essere il più forte, il Giusto imbattibile, a far precipitare le cose.

E con quale faccia una persona ragionevole può pretendere da un leader dimezzato, Arafat, che combatta il terrorismo privandolo nel contempo dei mezzi opportuni e indispensabili, limitando la sua stessa autorità sì da impedire, giustappunto, che Arafat possa arrestare, o frenare, i fautori della linea dura, coloro che accusano il vecchio fedayn di aver fallito politicamente, di illudersi nella volontà di pace degli Stati Uniti in Terra Santa?

E' come se tu legassi le caviglie al centometrista per impedirgli di scattare nella corsa, squalificandolo, poi, per non aver corso, fingendo di ignorare, dimenticando che proprio tu, legandolo, gli hai impedito di correre.

Sì lo so: sono discorsi pericolosi questi, guai a toccare Sharon, il meno che può capitarti è d'essere definito "antisemita". Fingendo di ignorare che tu hai rischiato la tua giovine vita, durante l'occupazione tedesca di Roma, proprio per aiutare la resistenza a mettere in salvo ebrei in fuga, allo sbaraglio, molti dei quali tunisini.

Certo il terrorismo è un arma sporca, ne sanno qualcosa gli storici, i cronisti che ricordano le bombe dell'Irgun al King David di Gerusalemme, ovvero la strage di Dear Yassin.

E' un arma sporca e per di più "non risolve". Nemmeno il nuovo terrorismo sporco, questo di oggi, il terrorismo suicida di marca sciita, "risolve". Però ha trasformato la vita della società civile israeliana in un incubo permanente. Ha ragione Bush: "Il cuore ti si spacca vedendo un carnaio che fino a pochi attimi prima era un giardino di pace, di bellezza illuminato dalla Pasqua ebraica".

Sono stati i terroristi suicidi, palestinesi, a uccidersi per uccidere, ma chi li ha convinti a sacrificarsi? Gli apprendisti stregoni. Sollecitati dalla politica del carro armato praticata da Sharon. La Storia non si fa con i se. Ma se un pio giovinetto studioso della Torah non avesse ucciso il soldato della pace, il Generale invitto, Rabin, oggi i due popoli vivrebbero pacificamente l'uno accanto all'altro, imparando a conoscersi. E i terroristi suicidi sarebbero già finiti nell'inferno dei disperati. Nel dimenticatoio della Storia.

Ma sì: che il signor generale Sharon faccia pure fuori il vecchio fedayn, che lo umili come un Ceaucescu qualsiasi: avrà commesso un altro dei suoi tanti tragici errori. Senza, per tanto, aver assicurato al suo popola la sicurezza.

Pubblicato sul portale
Yahoo! Notizie il 03.04.2002



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