La festa del Sacrificio
di Patrizia Khadija Dal Monte
 

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La īd al-adhā (arabo:عيدالأضحى "festa del sacrificio", o īd al-qurbān (عيد ﺍﻟﻘﺮﺑﺎﻥ "festa dell'offerta (a Dio)", è celebrata ogni anno nel mese lunare islamico di Dhū l Hijja, in cui ha luogo il pellegrinaggio, Hajj. Spesso viene anche detta īd al-kabīr (عيد ﺍﻟﻜﺒﻴﺮ "festa grande"), in essa si fa memoria, attraverso parole e gesti di un sacrificio particolare, quello di Abramo. La parola adhā deriva dalla radice araba "D-H-Y" che richiama il significato di "sacrificare", ma anche quello della luce del pieno mattino, quando è al colmo del suo splendore... Il termine italiano sacrificio (dal latino sacrificium, sacer + facere) designa originariamente un atto legato al mondo del sacro per cui oggi, nella nostra società secolarizzata, è di difficile comprensione e perdendo la sua valenza sacrale viene usato in generale per indicare uno sforzo, la rinuncia a qualcosa in vista di un fine.

Il Corano racconta brevemente la vicenda del sacrificio di Abramo nella sura XXXVII1, intitolata As-Sâffât (I Ranghi), facendola precedere da un riassunto della sua vita (83-99), da quando si accostò a Dio con cuore puro (il Corano sottolinea più volte come egli fosse un uomo hanif sincero per questo ricevette la guida divina,"Siamo Noi che conducemmo Abramo sulla retta via, Noi che lo conoscevamo... (XXI,51) e poi ricevuta la consapevolezza dell'unicità divina2 la testimoniò al padre in parole e azioni: Disse a suo padre e al suo popolo: "Cos'è che adorate? Volete, fallacemente, degli dèi all'infuori di Allah? ... Scivolò presso i loro dèi e disse: "Non mangiate dunque? Che avete, perché non parlate?" Poi li colpì con la mano destra... Disse: "Adorate ciò che scolpite voi stessi mentre è Allah che vi ha creati, voi e ciò che fabbricate", ma fu rifiutato e costretto a fuggire perché minacciato di morte... Risposero: "Costruite un forno e gettatelo nella fornace!". Tramarono contro di lui, ma furono loro gli umiliati. Disse: "In verità vado verso il mio Signore, Egli mi guiderà." Primo muhajer, emigrante per la causa divina.

Questo far precedere il racconto del sacrificio dalla narrazione delle vicende delle sua lotta contro il politeismo, lo inquadra in una vita di grande fede mostrando come le prove non si superino di botto, per una disposizione alla santità improvvisa, ma esigano una maturazione nel tempo, nella quotidianità, attraverso tante esperienze di vita sia felici che dolorose, come dice il Corano sarete messi alla prova col bene e col male... ma sopratutto ciò ci fa capire come in Abramo, pace su di lui, si compiano due importanti passaggi per la fede religiosa dell'umanità che sono tra loro collegati: l'affermazione della fede monoteistica e la sostituzione dei sacrifici umani con quelli animali.

Il mondo antico era permeato di fede nel divino, di senso del sacro, però questo sentire autentico, istanza umana universale e originaria, si è espressa in culti spesso politeistici in cui come mostra Abramo, si è giunti a perdere di vista la Trascendenza divina associando la divinità alla creatura...

Anche i riti sacrificali sono antichissimi, tanto quanto l'uomo stesso, e perciò profondamente radicati nel suo subconscio, prima ancora che nella sua coscienza. Il sacrificio è una delle forme originarie del culto, e quindi della religione: nell'antichità sicuramente la principale. Le sue origini sono molto complesse e sicuramente molteplici: possono essere fatte risalire a una pluralità di matrici...(da www.chiesavaldese.org/pages/archivi/index)

Questa antichità è testimoniata dal Corano e dalla Bibbia che fanno risalire la prima cerimonia sacrificale a Caino e Abele, figli della prima coppia umana:

"Racconta loro, in tutta verità, la storia dei due figli di Adamo , quando offrirono [ad Allah] un sacrificio, ed ecco che l'offerta di uno fu accettata e quella dell'altro no. Questi disse: «Ti ucciderò certamente! ». Rispose il fratello:« Allah accetta solo da parte di coloro che Lo temono" e proprio una divergenza sull'accettazione del sacrificio presso Dio è all'origine della gelosia di Caino che lo farà commettere il primo omicidio della storia umana, a testimoniare il misterioso legame tra sangue e sacrificio...

Proprio nel racconto di questo primo sacrificio ci appare come l'interpretare il senso del sacrificio non sia stato facile dall'inizio, c'è in esso una possibile ambiguità che porta credere che sia la cosa sacrificata ad essere gradita a Dio mentre, come dice il versetto coranico, Dio accetta solo da parte di coloro che lo temono...

E' quindi il timore di Dio la cosa preziosa in esso insito e a Lui gradito, questo sarà messo chiaramente in luce nel racconto del sacrificio di Abramo con la sostituzione dell'oggetto sacrificale e ancor più esplicitamente nel versetto che riguarda l'offerta sacrificale stabilita per i musulmani, che così recita: "Le loro carni e il loro sangue non giungono ad Allah, vi giunge invece il vostro timor [di Lui]. Così ve le ha assoggettate, affinché proclamiate la grandezza di Allah Che vi ha guidato. Danne la lieta novella a coloro che operano il bene." (XXII,37)

L'uso di sacrifici umani è invalso nelle culture più disparate, nelle usanze religiose dei Cinesi, degli Indù, degli Egiziani, degli Ebrei, dei Mesopotamici, dei Greci, e di molti altri popoli, e pure nei Romani (il Senato lo proibì dal 97 a. C.).

Nell'epoca di Abramo che gli studiosi situano tra il XIX e XVI sec. a.C., il sacrificio umano era ancora in uso presso molti popoli del mondo... Ricerche storiche attestano che i Semiti dell'ovest, contemporanei ad Abramo (che veniva dall'est), praticassero il sacrificio dei primogeniti e la Bibbia in diversi passi ci riporta notizia di come nel popolo ebraico si continuò a praticare questi sacrifici per lungo tempo, influenzato dalle culture dei popoli con cui si trovò a contatto, malgrado la legislazione deutoronomista li condannasse (" Quando il Signore tuo Dio avrà distrutto davanti a te le nazioni che tu stai per prendere in possesso, quando le avrai conquistate e ti sarai stanziato nel loro paese, guardati bene dal lasciarti ingannare seguendo il loro esempio, dopo che saranno state distrutte davanti a te, e dal cercare i loro dèi, dicendo: Queste nazioni come servivano i loro dèi? Voglio fare così anch'io. 31 Non ti comporterai in tal modo riguardo al Signore tuo Dio; perché esse facevano per i loro dèi quanto è abominevole per il Signore e che Egli detesta; bruciavano nel fuoco perfino i loro figli e le loro figlie, in onore dei loro dèi. Dt.12,31), così i profeti (ad esempio Ger.7,30-31 Perché i figli di Giuda hanno commesso ciò che è male ai miei occhi, oracolo del Signore. Hanno posto i loro abomini nel tempio che prende il nome da me, per contaminarlo. Hanno costruito l'altare di Tofet, nella valle di Ben-Hinnòn, per bruciare nel fuoco i figli e le figlie, cosa che io non ho mai comandato e che non mi è mai venuta in mente» e anche la Legge di santità (Levitico).

Il racconto coranico del sacrificio molto sintetico, ma ricco di insegnamenti, si apre ricordando l'invocazione di Abramo a Dio per il dono di un figlio devoto...

100. Signore, donami un [figlio] devoto".

Queste poche parole traducono un desiderio profondo che si è scontrato per anni con la realtà... Ci sono desideri umani, che se non esauditi non tacciono mai, hanno per sola compagna la pazienza e irrompono a volte in parole di supplica...

Abramo è ormai vecchio, ma quel desiderio non si è placato … Abramo, pace su di lui, chiede un salihina, un figlio che sia sottomesso a Dio, e in ciò ci mostra come nel desiderio di Abramo si coniughi nafs e fede, Abramo non vuole un figlio qualsiasi che colmi il vuoto di paternità, che assicuri una discendenza al suo sangue, anche se tutto ciò è legittimo, umano, egli vuole di più, vuole un figlio che porti avanti anche la fede nel Dio unico che aveva guidato e trasformato la sua vita... Questa unità di desideri tra nafs e spirito è propria dell'uomo riconciliato in Dio...

101. Gli demmo la lieta novella di un figlio magnanimo.

Dio gli viene incontro e gli dona Ismaele, un figlio che il Corano definisce halimin ... Questa esperienza rafforzerà nel suo cuore la fiducia in Dio... " Lode ad Allah Che, nonostante la vecchiaia, mi ha dato Ismaele ed Isacco. In verità, il mio Signore ascolta l'invocazione." (XIV,39) Da Dio vengono le prove, ma anche le cose buone, senza di queste la fiducia non potrebbe nascere.

102. Poi, quando raggiunse l'età per accompagnare [suo padre questi] gli disse: "Figlio mio, mi sono visto in sogno, in procinto di immolarti. Dimmi cosa ne pensi". Rispose: "Padre mio, fai quel che ti è stato ordinato: se Allah vuole, sarò rassegnato".

Centrale per capire questi versetti è il concetto di sogno: Il racconto coranico, a differenza di quello biblico non dice che Dio ordina direttamente ad Abramo di sacrificare il figlio... Neanche nel sogno ne riceve l'ordine, Abramo vede nel sonno un'immagine (non delle parole che esprimono chiaramente un ordine) : se stesso che immola il figlio... Il sogno secondo la tradizione islamica può essere un modo di comunicare di Dio, specie ai Profeti, ma si serve di simboli, ha bisogno di interpretazione... Nel Corano infatti vediamo come l'interpretare i sogni sia considerato un dono particolare, di cui godeva ad esempio il profeta Giuseppe, pace su di lui... Nella sura "il Bottino" (VIII) poi troviamo dei versetti molto interessanti che così recitano a proposito di un sogno fatto dal Profeta:

"In sogno Allah te li aveva mostrati poco numerosi, ché se te li avesse mostrati in gran numero, avreste certamente perso il coraggio e vi sareste scontrati tra voi in proposito. Ma Allah vi salvò. Egli conosce quello che c'è nei petti.. era necessario che Allah realizzasse un ordine che doveva essere eseguito. Tutte le cose sono ricondotte ad Allah."(43-44)

Questo versetto è molto importante per capire come il sogno possa essere mandato da Dio ad un profeta e nello stesso tempo avere un contenuto che dà luogo ad un'interpretazione sbagliata ma collegata comunque alla realizzazione della volontà di Dio, perché "Era necessario che Allah realizzasse un ordine che doveva essere eseguito. Tutte le cose sono ricondotte ad Allah."

Il sogno di Abramo è di questo tipo, Dio non voleva fargli compiere un sacrificio umano, ma attraverso quel sogno, quell'immagine che emerge in Abramo (che come abbiamo era presente in quell'epoca) e che egli interpreta letteralmente, dà prova della sua disponibilità a dare tutto ciò che gli era più caro al mondo e che costituiva il pegno della benevolenza divina su di lui...

Lo scopo del sogno è quindi di provocare una certa reazione non nella realizzazione dell'immagine stessa (per il Profeta Muhammad affrontare la battaglia, per il profeta Ibrahim dare prova della sua fede).

Abramo appare non certo del significato dell'immagine che ha visto nel sogno... "Dimmi cosa ne pensi", chiede consiglio al proprio figlio.... il quale si rimette alla sua interpretazione e si dichiara pronto, con l'aiuto di Dio, di accettare il suo destino...

Da notare anche l'atteggiamento di umiltà di Abramo, grandissimo profeta, pace su di lui, che chiede consiglio al figlio ancora giovanissimo (la tradizione situa questo avvenimento quando egli aveva circa 13 anni) e la tenerezza paterna che traspare in questa domanda...

103. Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra,

Versetto che ci mostra come Abramo si appresti ad obbedire insieme al figlio, e la parola di Dio sottolinea che la sottomissione fu di entrambi, Ismaele, pace su di lui, accettò il suo destino, non lo subì passivamente e dimostrò anche lui la sua fede e ciò era indispensabile perché Abramo andasse avanti... L'obbedienza a Dio nella nostra storia ci porta a volte a giocare dei ruoli attivi, altre volte passivi, "dobbiamo lasciarci condurre da altri", entrambe le situazioni necessitano di un'assunzione personale che le trasforma in offerta a Lui...

104. Noi lo chiamammo: "O Abramo,

105. hai realizzato il sogno. Così Noi ricompensiamo quelli che fanno il bene.

106. Questa è davvero una prova evidente".

Proprio vicinissimo all'atto di immolazione, il Signore lo ferma... Dio lascia che Abramo realizzi il sogno fino a che la sua intenzione di dare il figlio amato e di questi di darsi in sacrificio sia espressa fino in fondo, in gesti precisi … Non bastano le intenzioni, anche se sono queste che danno il valore alle azioni, le azioni sono indispensabili perché la fede non rimanga vaga, sentimentale... Di': "Ognuno agisce secondo la sua disposizione e il vostro Signore ben conosce chi segue la via migliore".(LXX ,84)

Il Signore questa volta parla chiaramente ad Abramo, lo chiama, svelando così la vera interpretazione di quel sogno e in essa il senso del sacrificio. Il sogno era una prova per la sua fede, l'offerta sacrificale viene riscattata da Dio col dono di un montone "generoso", il significato profondo del sacrificio dunque non risiede nell'oggetto offerto e neanche nel dolore o nella privazione anche se queste sono componenti essenziali perché vi sia sacrificio, ma nella fede che è sottesa in esso...

La Mecca in Arabia Saudita

107. E lo riscattammo con un sacrificio generoso.

108. Perpetuammo il ricordo di lui nei posteri.

109. Pace su Abramo!

110. Così ricompensiamo coloro che fanno il bene.

111. In verità era uno dei nostri servi credenti.

112. E gli demmo la lieta novella di Isacco, profeta tra i buoni.

113. Elargimmo su di lui e su Isacco [la pienezza della benedizione]. Tra i loro discendenti c'è il virtuoso e colui che è palesemente ingiusto nei suoi stessi confronti.

Il racconto del sacrificio di Abramo infine getta luce anche sull'essere di Dio, Egli non è solo l'Unico e il Fedele, come appare nella lotta all'idolatria, ma anche il Misericordioso, che tollera il dolore solo come prova e ricompensa con grande abbondanza chi fa il bene.

La festa del sacrificio, così ricca di significati nella sua asprezza e nella sua dolcezza, ricordo di amori umani e di morte, di tutti i sacrifici presenti nel mondo, di fede trasfiguratrice, sulle orme di Abramo ci trovi disposti al dono di noi stessi a Dio fino in fondo, sicuri che inch' Allah, saremo restituiti a noi stessi, infinitamente più ricchi di prima... Egli è Colui che non abbisogna di nulla, il molto Misericordioso.

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