Picchiarono marocchino in questura due poliziotti condannati a 2 anni *


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Genova. Pestarono un immigrato di origine marocchina negli uffici della Questura. L'uomo. M. G., subì lesioni gravissime e l'asportazione della milza, che gli costò una invalidità permanente del 100 per cento. Due poliziotti genovesi, Claudio De Felice, 29 anni, Angelo Giardina, 32 anni, sono stati condannati a due anni di reclusione (pena sospesa, ndr), a quarantamila euro di provvisionale e diecimila euro di spese processuali. La sentenza è stata pronunciata ieri pomeriggio dal giudice Simonetta Colella, dopo una camera di consiglio di oltre due ore. Il pm Massimo Terrile aveva chiesto quattro mesi di reclusione, riconoscendo le stesse attenuanti che sono la base dell'autodifesa di molti dei poliziotti implicati in fatti analoghi: sulla strada il lavoro degli agenti porta spesso a situazioni estreme e la tensione qualche volta può provocare reazioni inconsulte.

La vittima del pestaggio è un falegname che era già invalido al momento dei fatti. Fu portato in questura dopo un controllo di routine a bordo di un autobus a Sturla. Era il primo novembre del 2000. La sua è la storia di un pestaggio senza precedenti per la polizia genovese, avvenuto otto mesi prima rispetto ai fatti controversi del G8, ancora oggi sono al centro di processi interminabili. Un episodio sul quale i difensori dei due agenti, gli avvocati Pasquale Tonani, Gianstefano Torrigino e Salvatore Bottiglieri, hanno fornito nel corso di questi anni un'interpretazione totalmente diversa e che sarà fatta valere nel corso del processo di Appello. Il racconto dei due agenti è quello di un arresto come tanti, a bordo di un bus dell'Amt. Il fermo di un extracomunitario definito «molesto» per gli altri passeggeri perché visibilmente ubriaco; che si ribella al controllo di polizia e, una volta condotto negli uffici di via Diaz, si dimena a tal punto da richiedere le maniere forti e una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.

A questo resoconto, che i testimoni dell'accusa hanno smentito nel corso delle udienze, il giudice di primo grado non ha creduto. L'avvocato del marocchino, il legale Graziella Delfino, ha delineato nel tempo e riassunto nel suo ultimo intervento prima della sentenza, una storia di abusi e violenza ai danni di un soggetto debole, perché invalido, senza precedenti penali, e perfettamente in regola con la legge sugli stranieri in vigore all'epoca. Ecco la ricostruzione che ha portato alla condanna.

Sono le 11 del primo novembre 2000. M. G. è un falegname specializzato in lavori a bordo delle navi. Ha girato l'Europa per lavoro. È invalido per le conseguenze di un'emorragia cerebrale e di un successivo infortunio sul lavoro: «Fu operato alla testa nel 1994. Per questa ragione è instabile nell'incedere e può sembrare ubriaco». Sale sul bus alla fermata che si trova a pochi passi dal commissariato di Sturla. Deve andare in centro a telefonare in un call centre alla moglie, in patria. A bordo incontra due poliziotti in divisa. Li saluta: «Anche oggi al lavoro?». È l'inizio di un equivoco che avrà conseguenze drammatiche.

Gli agenti sono certi che l'uomo sia ubriaco e che stia sfottendo. Lo invitano a scendere alla fermata successiva. Gli chiedono i documenti: «Non aveva con sé il permesso di soggiorno - ricorda l'avvocato Delfino - Non era obbligatorio. Però era in regola e mostrava una carta di identità valida».

Viene invitato in questura per i controlli del caso. Lui si lamenta, chiede spiegazioni, protesta. La sua reazione viene ritenuta ingiustificata e violenta a tal punto da motivare un arresto. Il parapiglia aumenta di intensità progressivamente. Fino a degenerare nei corridoi del palazzo di via Diaz, nel tragitto che conduce ai laboratori della scientifica. M. G. viene colpito alla testa, gettato a terra, picchiato con calci e pugni. E messo in guardina per una notte, sanguinante e pesto. Il giorno dopo, essendo incensurato, il marocchino viene liberato. Sta male. Ma ancora non sa di avere lesioni gravissime alla milza. Se ne accorge il giorno dopo, al risveglio. Va all'ospedale dove viene ricoverato e operato d'urgenza. La menomazione resterà per sempre.


Graziano Cetara

* Fonte: Ilsecoloxix.it
 

Articolo pubblicato da Arab.it in data 11 marzo 2006


 
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